Tre insegnamenti di coaching (più uno) di Kung Fu Panda 3

Non esiste l’ingrediente segreto, l’ingrediente segreto sei tu.

Questa è la mia tagline, nonché la mia frase conclusiva di molti percorsi formativi sul personal branding, è una delle scene clou del primo film della serie di Kung Fu Panda e racchiude, in poche parole un concetto estremamente importante. Al di là di ogni competenza, al di là di ogni esperienza, o forse proprio come sintesi di competenza ed esperienza, noi ci distinguiamo per ciò che noi siamo in grado di aggiungere a ciò che facciamo, siamo noi il nostro ingrediente segreto, ciò che rende la nostra aziende diversa da quella di chiunque altro. Ogni attività di comunicazione e di marketing, personale o aziendale, consiste nel far comprendere al mondo (o al mercato) questa differenza. Riuscire in questa impresa significa diventare unici.
Ieri ho portato mio figlio a vedere Kung Fu Panda 3 (uscito da parecchio, ormai, abbiamo anche rischiato di perdercelo!) e sono rimasta davvero colpita. Come spesso accade per i film di animazione di questo livello, il testo ha molteplici livelli di lettura, ovviamente, e ha emozionato il mio piccoletto quanto me.

E’ tempo che diventi Maestro.

Primo insegnamento.  Solo se sei sicuro di chi sei e hai totalmente interiorizzato una materia puoi diventare maestro. Il simpatico panda combina un disastro alla sua prima esperienza da maestro, perché cerca di trasmettere una tecnica e non la sua essenza interiore.

Se continui a fare solo ciò che sai fare non diventerai mai migliore di ciò che sei.

Secondo, immenso, insegnamento. Anche il guerriero dragone non finisce mai di imparare e la crescita avviene cimentandosi in cose nuove: questo è ciò che il coaching dovrebbe portare. Se bisogna guidare la crescita, in qualsiasi campo, è necessario non fermarsi mai, guardare avanti, cercare di cimentarsi in cose che ci fanno paura. Uscire dalla nostra zona di confort.

Non devo insegnarti a essere me, devo insegnarti a essere te!

Terzo, fondamentale, insegnamento.Un maestro, un coach, non dovrebbe alimentare il proprio ego cercando di creare copie di se stesso. Ognuno di noi è diverso, ha diversi talenti, ha diversi gusti, diverse capacità. Il compito del Maestro è quello di far uscire la vera essenza, di ognuno, la versione migliore di ciò che si è. Il cerchio si chiude: il Maestro è colui che ti aiuta a esprimere al meglio il tuo ingrediente segreto.

Bonus

Il nostro buffo guerriero percorre alla ricerca del controllo del CHI, l’energia vitale, la risposta alla domanda “chi sono”.

Io non sono il guerriero, non sono l’allievo, non sono il maestro, sono tutti loro.

La forza e il controllo derivano dalla consapevolezza di essere formati da un insieme di esperienze e di ruoli, di aver acquisito forza ed energia da coloro con cui si ha attivato un percorso. Il CHI a Poo viene donato dalla condivisione del sapere e dell’emozione, per questo in lui è forte e controllato, al contrario del nemico malvagio che ruba il CHI dei maestri fino a non poterlo più controllare e venirne distrutto.

Consiglio a tutti i coach e a tutti coloro che per qualche ragione si trovano nella posizione di “maestri” di studiare questo film, con cuore aperto e sguardo profondo e mi permetto una piccola nota: essere Coach significa anche porsi con gli occhi di un bambino e la mente di un Maestro e acquisire la capacità di leggere significati profondi nelle cose, al di là di pregiudizi ed apparenza.