Personal Branding: Giorgio Minguzzi intervista Alessandra Salimbene per il podcast MERITA

Ho accolto con grande favore la richiesta di Giorgio Minguzzi di rilasciare un’intervista focalizzata sul tema del personal branding per il suo interessantissimo Podcast MERITA che approfondisce vari temi utili al business e al marketing digitali.

Oltre al piacere di parlare del mio lavoro e dei miei orientamenti su questo tema, ritengo che il canale del Podcast sia un canale di estremo interesse che Giorgio ha saputo interpretare in modo egregio e molto professionale.

Vi invito qui ad ascoltare la mia intervista, utilizzando il player in questa pagina, dirmi cosa ne pensate, e anche a seguire Merita Business Podcast:

Ecco la trascrizione completa dell’intervista (a cura di Giorgio Minguzzi).

Che cosa è il personal branding?

Il personal Branding non è la Digital ReputationIl personal branding è fondamentalmente l’utilizzo di strategie di comunicazione e marketing che sono nate per la costruzione dei “brand”, ovvero delle marche, nella promozione di se stessi, di una persona, ovvero di una “marca personale”. Considerando che attualmente viviamo in un mondo dominato dalle relazioni personali, per lo più tramite media digitali, avere un forte brand personale consente di promuovere non solo se stessi e le proprie competenze ma anche le aziende o i marchi che si rappresentano.

Che differenza c’è fra Personal Brand e Digital Reputation?

La digital reputation è la propria “reputazione on line” ovvero l’insieme di ciò che si dice sulla rete di noi e può riguardare una persona, un professionista, un marchio, un’azienda. Potremmo dire che la digital reputation in qualche modo è uno degli effetti del personal branding, che invece riguarda gli aspetti più strategici e di marketing e che non è solo limitato alla propria attività digitale.

Quindi ciascuno di noi ha un personal brand, anche se non sa di averlo, come faccio a scoprire come sono posizionato oggi?

Si, ognuno è un brand, volente o nolente, un proprio posizionamento di marketing, potremmo dire. Quando inizio a lavorare su un progetto di personal branding io suggerisco ai miei clienti di fare caso ai temi per cui le persone si rivolgono a noi e alle parole chiave che utilizzano: spesso e volentieri persone diverse si riferiscono alla nostra persona con dei termini che si ripetono, facendoci caso si può capire quali sono i valori e le competenze che le persone di attribuiscono.

A chi serve il personal branding?

Alessandra SalimbeneOggi lavorare sul personal brand in modo consapevole serve a tutti, perché significa comprendere come utilizzare la comunicazione e le relazioni per migliorare la propria vita, sia negli aspetti lavorativi che, in alcuni casi, in quelli personali. Nello specifico è assolutamente indispensabile per chiunque abbia un’attività di tipo professionale o per chi vuole cambiare lavoro o entrare nel mondo del lavoro. Alcune aziende non vedono di buon occhio che il dipendente lavori sul suo personal brand perché pensano che poi la concorrenza lo trovi e lo porti via.

Pensi che le aziende possano invece avvantaggiarsi del personal brand dei proprio dipendenti?

Come migliorare il proprio personal brandingSi tratta di una visione assolutamente miope del concetto. Come non mi stancherò mai di ripetere, la comunicazione oggi è fatta di relazioni personali: noi ci interfacciamo con persone in una continua conversazione che attraversa diversi media anche e soprattutto quando vogliamo acquistare. Le aziende dovrebbero imparare a gestire le personalità dei propri collaboratori, aiutarli a sviluppare il loro carisma (che io considero un elemento del personal branding) e comprendere come questo può migliorare le relazioni all’interno dell’azienda e l’immagine dell’azienda stessa verso il mercato e gli stakeholders.

Non è che con tutta questa voglia di apparire non finiamo poi per essere solo narcisisti?

Un rischio che si corre, in effetti, ma che non riguarda tanto il personal branding quanto la natura stessa dei media digitali. Per esistere nel mondo digitale dobbiamo per forza “apparire”: diversamente non abbiamo fisicità alcuna. Un po’ di narcisismo non guasta: il rischio vero è di diventare autoreferenziali, in questo caso si diventa inefficaci o addirittura deleteri.

Da dove possiamo cominciare per lavorare sul nostro personal brand?

Sicuramente da noi stessi: scoprire chi siamo, chi vogliamo essere, cosa abbiamo da offrire agli altri o alle persone a cui vogliamo rivolgerci e da cui vorremmo essere seguiti. Solo con un’idea chiara di noi stessi e di cosa vogliamo ottenere si può impostare una strategia efficace e scegliere gli strumenti più adeguati.

Osservando gli altri, in particolare il personal brand dei miei concorrenti, cosa posso imparare di buono?

Come lavorare sul proprio personal brand?Un buon brand è un brand che sa scegliere una nicchia di riferimento in cui, di fatto, non ci sono concorrenti. Ovviamente questo non è sempre possibile, quindi può essere utile osservare le dinamiche vincenti, capire come il nostro valore aggiunto può compensare eventuali valori aggiunti del concorrente. Il brand è sempre differenziazione: copiare nel medio termine non paga, mai.

Quali strumenti consigli per prendersi cura del proprio personal brand?

Attenzione alla propria immagine personale, un buon servizio fotografico, le competenze linguistiche per esprimersi bene, una ottima capacità relazione on line e off line. Dopo di questo, gli strumenti vanno scelti in base ai propri obiettivi: sicuramente un sito personale con un’area blog, un profilo Linkedin curato, una pagina e un profilo Facebook e, in alcuni casi, Instagram. Nel mondo reale, attività di public speaking, partecipazione a conferenze, corsi ed eventi del proprio settore.

Quali sono gli errori più comuni?

Personal BrandingPensare che sia tutto facile solo perché è accessibile. Un buon progetto di personal branding richiede un approccio professionale a ogni area. Non si fa personal branding con i selfie o con le foto del cugino, non si fa scrivendo post in italiano non corretto o postando gattini, non si fa senza una precisa strategia. E, ultima cosa, non si fa in un giorno: costruirsi un’identità riconosciuta da una community significa lavorare per anni, con assiduità per ottenere risultati concreti.

Come si può esser aiutati da un coach? Quali sono i vantaggi di farsi seguire?

Sicuramente un professionista può aiutare a definire gli obiettivi, pianificare gli strumenti, scegliere la giusta immagine e il giusto taglio per operare. Tutto ciò che è marketing digitale, sia aziendale che personal, richiede un insieme di competenze specifiche che mescolano sempre: capacità tecniche, competenza di comunicazione, strategia, relazione e un pizzico di creatività.